Dall’EFSA nuove restrizioni per i botanicals contenenti derivati idrossiantracenici

Dall’EFSA nuove restrizioni per i botanicals contenenti derivati idrossiantracenici

I derivati idrossiantracenici (o antrachinoni) sono una classe di molecole presenti in diverse specie vegetali usate a fini salutistici, in particolare aloe, rabarbaro, senna, cascara e frangola, ma anche in comuni verdure, quali piselli, fagioli, lattuga e cavolo. Nella medicina tradizionale le piante antrachinoniche vantano un lungo impiego nella costipazione. Già dal 2018, tuttavia, un parere dell’EFSA, cioè l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, aveva posto in dubbio la sicurezza di questi preparati, ponendo le basi per la messa al bando dell’Aloe. Un recente parere pubblicato il 23 maggio 2024, ribadisce le stesse conclusioni anche per le altre 4 piante, che rischiano quindi di scomparire dal mercato degli integratori alimentari.

Una vicenda che ha suscitato molte perplessità

La vicenda ha radici lontane e inizia precisamente nel 2013, quando un’azienda si rivolse all’EFSA per una richiesta di approvazione di un claim salutistico relativo al miglioramento della funzione intestinale; il prodotto conteneva, tra gli ingredienti, anche 5 mg/compressa di Rabarbaro. In quell’occasione l’EFSA aveva confermato che i derivati dell’idrossiantracene contenuti in varie piante, tra cui la radice e il rizoma del Rheum palmatum L. e/o del Rheum officinale Baillon e/o dei loro ibridi, le foglie o i frutti della Cassia senna L. e/o della Cassia angustifolia Vahl, la corteccia del Rhamnus frangula L., del Rhamnus purshianus D.C. e dall’Aloe barbadensis Miller e/o varie specie di aloe, principalmente l’Aloe ferox Miller e i suoi ibridi, apportavano tale beneficio per un’assunzione giornaliera di 10 mg al giorno negli adulti; tuttavia, nello stesso documento, l’EFSA ne aveva sconsigliato l’uso a lungo termine per vari rischi legati alla funzione intestinale.

In seguito, nel 2016, la Commissione Europea ha richiesto all’EFSA di formulare un parere scientifico sulla valutazione della sicurezza dei derivati idrossiantracenici negli alimenti, in base all’ art.8 del Reg. (CE) n. 1925/2006, e di fornire anche un’indicazione sulla dose giornaliera da assumere, tale da non creare preoccupazioni per gli effetti nocivi sulla salute dell’uomo; l’EFSA, dopo aver revisionato i dati disponibili nella letteratura scientifica, ha concluso nel 2018 che, fino a prova contraria, i derivati dell’idrossiantracene dovevano essere considerati cancerogeni e genotossici (cioè in grado di provocare un danno al DNA cellulare). Da questo parere è derivato, nel 2021, il divieto di commercializzazione dei preparati a base di Aloe spp. contenenti derivati idrossiantracenici ad un livello ≥ 1 ppm (mg/kg) negli integratori alimentari, ma, paradossalmente, non il loro uso come aromatizzante; l’uso delle altre droghe antrachinoniche è stato posto sotto osservazione per un periodo di 4 anni, durante i quali gli operatori del settore avrebbero potuto raccogliere dati scientifici a supporto della loro sicurezza.

Nel 2023, la Commissione Europea ha richiesto all’EFSA di valutare gli studi presentati dalle parti interessate durante il periodo di scrutinio; EFSA, peraltro, aveva già ritenuto non provanti quelli presentati da SITOX (Società Italiana di Tossicologia) riguardo all’Aloe.

Benché i dati scientifici risultanti da tutti gli studi condotti siano risultati negativi, l’EFSA ha ritenuto che la sicurezza delle preparazioni contenenti idrossiantracenici non possa essere stabilita sulla base degli studi presentati, adducendo motivazioni che hanno sollevato non poche perplessità negli operatori del settore come all’interno della comunità scientifica.

L’approccio EFSA, tuttavia, non tiene conto del cosiddetto “effetto matrice” ovvero la differenza tra l’impiego di sostanze pure assunte isolatamente e quello dei fitocomplessi, in cui la presunta azione nociva verrebbe modulata dalla matrice vegetale stessa.

A questo punto si attende una decisione della Commissione Europea, che quasi certamente determinerà il bando negli integratori alimentari anche per le piante attualmente sotto osservazione, presumibilmente entro il 2025.

Quali alternative agli antrachinoni?

Le piante ed estratti vegetali contenenti derivati idrossiantracenici sono i lassativi più efficaci in natura e sono pertanto difficilmente sostituibili; esistono tuttavia altre classi di lassativi naturali, più blandi, come quelli zuccherini o osmotici, che richiamano acqua nel lume intestinale, o i lassativi lubrificanti (oli vegetali) che svolgono un’azione emolliente, ed anche le fibre, sia solubili che insolubili. Le fibre solubili, tra cui le mucillagini, associano all’azione puramente meccanica di aumento della massa fecale, il vantaggio che la loro fermentazione nel lume intestinale incrementa la flora batterica del colon e produce acidi grassi a corta catena con azione procinetica, che si traduce quindi in un miglioramento del transito intestinale. A chi soffre di stipsi è inoltre sempre consigliabile uno stile di vita sano, cioè attività fisica ed una dieta ricca in fibre.

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