Un test che identifica in modo univoco ogni specie vivente, analogamente ad un codice a barre, può garantire la sicurezza e la conformità dei prodotti botanici ed erboristici. È quanto fa il DNA barcoding, una tecnica dalle tante importanti applicazioni, tra cui la lotta alle contraffazioni alimentari. Scopriamone di più in questo articolo.
Il DNA barcoding è un metodo di identificazione delle specie che deriva dalla biologia molecolare. Questa tecnica consente di identificare qualsiasi specie animale o vegetale sulla base di quello che “è scritto” nel suo DNA e che la distingue da tutte le altre. Il DNA barcoding utilizza una piccola sequenza di DNA ottenuta da una parte standard del genoma e la confronta con le sequenze contenute in una banca dati ufficiale, ricercando la massima corrispondenza.
Per avere un’idea pratica di come funzioni, basta pensare allo scanner di un supermercato: il lettore di cassa scansiona il codice a barre riportato su un prodotto e lo confronta con il database di riferimento per identificare il prodotto in questione, con tutte le caratteristiche associate (prezzo, eventuali sconti, ecc.).
La tecnica del DNA barcoding è stata proposta nel 2003 dal ricercatore canadese Paul D. N. Herbert e da allora si è affermata in tutto il mondo. I benefici e le implicazioni del suo utilizzo sono molteplici:
Per poter funzionare, il DNA barcoding richiede banche dati (o librerie molecolari) delle diverse specie. Molti dati sono disponibili nel database internazionale dei geni, GenBank, mentre l’associazione mondiale per il DNA barcoding (IBOL, International Barcode of Life) ha creato una banca dati dedicata, dove ricercatori di tutto il mondo possono depositare le sequenze di DNA di ogni organismo.
Come dicevamo, il DNA barcoding è cruciale nella corretta identificazione delle specie botaniche. Non parliamo solo delle piante che si trovano in natura, ma anche degli estratti vegetali presenti nei prodotti più svariati e di uso comune (alimentari, farmaceutici, cosmetici, ecc.).
Per chi opera nel campo degli estratti vegetali, adottare tecniche come il DNA barcoding permette di garantire la qualità e la sicurezza delle materie prime e del prodotto finale.
Aziende come la nostra si avvalgono di fornitori in tutto il mondo: le materie prime che costituiscono la base dei nostri estratti spesso arrivano in magazzino essiccate e tagliate, rendendo talvolta difficile la loro analisi morfologica. Anche le tecniche analitiche previste dalle Farmacopee possono fallire quando le specie vegetali sono molto vicine tra loro. In questi casi, il DNA barcoding si rivela la metodologia più affidabile. Non conta se il campione è essiccato o polverizzato: per effettuare l’analisi basta anche una porzione molto piccola di materiale vegetale. Addirittura è possibile isolare e analizzare tracce di DNA anche in estratti e prodotti finiti.
L’analisi con DNA barcoding permette di escludere eventuali frodi o contaminazioni e di certificare la qualità dei propri fornitori. Diventa così un elemento centrale nella reputazione del produttore verso i suoi clienti e nella tutela dei consumatori. In breve, il DNA barcoding è uno strumento di controllo dell’intera filiera produttiva.
La contraffazione degli estratti botanici è un tema tristemente attuale, come dimostra una review del 2019 pubblicata su Frontiers in Pharmacology. Sono stati analizzati tramite DNA barcoding 5.957 prodotti a base di estratti vegetali, venduti in 37 paesi. Confrontando il loro contenuto rispetto a quanto dichiarato in etichetta, è emerso che il 27% dei prodotti presenti sul mercato globale è adulterato. La percentuale varia a seconda dei continenti: è più alta in Australia (79%) e in Sud America (67%), più bassa in Nord America (33%), Africa (27%) e Asia (23%).
In Europa, il 47% dei prodotti presentava etichette con errori riguardo alla specie botanica dichiarata, con possibili ripercussioni sulla sicurezza dei botanicals.
Un caso emblematico è quello della scutellaria (Scutellaria lateriflora), una delle piante più usate in Nord America e nella medicina erboristica occidentale contro i disturbi del sistema nervoso, con effetto sedativo.
La scutellaria è stata storicamente adulterata con varie specie di camedrio come Teucrium canadense e Teucrium chamaedrys, che sono tossici per il fegato. Questa sofisticazione è stata rilevata nel mercato americano già nel 2005.
L’esempio della scutellaria ci fa capire quanto il DNA barcoding sia importante non solo per garantire la qualità degli estratti vegetali e difendersi dalle frodi, ma anche per tutelare la sicurezza degli alimenti e dei loro consumatori.
In EPO mettiamo al primo posto l’efficacia e la sicurezza dei nostri prodotti. Una accurata determinazione di tutte le componenti degli estratti viene effettuata tramite sofisticate analisi strumentali, a cui si è affiancata negli ultimi anni l’analisi tramite DNA barcoding. Il risultato è la nostra linea di prodotti DNA certified, che puoi consultare qui.
La crescente diffusione del DNA barcoding è la premessa per un futuro in cui qualità e sicurezza procedono di pari passo. La strada è ancora lunga, ma il percorso è ben avviato.