Verso un mercato inclusivo: le certificazioni Kosher, Halal e Vegan

Verso un mercato inclusivo: le certificazioni Kosher, Halal e Vegan

Trasparenza e inclusività sono aspetti sempre più centrali agli occhi dei consumatori. Spesso leggere l’etichetta di un prodotto non basta a rassicurare sull’origine degli ingredienti in esso contenuti, che si tratti di un alimento, di un cosmetico oppure di un capo di vestiario. La richiesta di prodotti, provenienti da filiere sostenibili è un trend destinato a guidare la crescita del mercato negli anni a venire. D’altra parte, in una società sempre più multietnica, anche le aziende sono chiamate a gettare ponti tra le diverse culture.

In questo contesto si inseriscono le certificazioni Kosher, Halal e Vegan, non più esclusivamente ricercate per criteri religiosi o etici, ma marchi di garanzia presso una platea di consumatori più attenta e consapevole. 

Prodotti Halal per il mondo islamico 

Con una presenza globale di 1,8 miliardi di persone, ovvero il 23% della popolazione mondiale, i consumatori islamici sono un segmento in rapida crescita. Un dato che non sfugge alle aziende, impegnate a sviluppare nuovi prodotti e servizi in linea con le esigenze di consumo dei musulmani. Basti pensare che l’offerta di prodotti certificati Halal è aumentata del 19% dal 2018 al 2020. 

La certificazione Halal serve ad attestare che i prodotti agroalimentari, cosmetici, chimico-farmaceutici, ma anche i processi industriali, siano conformi alle norme etiche ed igienico-sanitarie della legge e della dottrina dell’Islam. È inoltre applicabile anche ai servizi, quali ad esempio quelli finanziari, assicurativi e turistici.

Si tratta di una certificazione di qualità, di filiera e di prodotto, che comprende tutti i sistemi di controllo della qualità, l’approvvigionamento delle materie prime, i processi di trasformazione, la logistica interna, lo stoccaggio e il trasporto fino alla destinazione finale. 

I principali requisiti per ottenere la certificazione sono i seguenti:

  • assenza di sostanze non conformi (materie prime, ingredienti, additivi, ecc., inclusi quelli che non figurano sull’etichetta ma che entrano in contatto con il prodotto);
  • non contaminazione tra ingredienti Halal e Haram (vietati) attraverso la separazione delle linee produttive;
  • tracciabilità dei prodotti e delle materie prime;
  • igiene e sicurezza;
  • sistema di qualità aziendale conforme alla produzione Halal. 

La crescita del mercato Kosher 

I prodotti Kosher stanno registrando tassi di crescita sempre più alti in paesi come Stati Uniti, Israele, Polonia, Ungheria e Romania, ma anche in Italia. A richiederli non sono solo consumatori appartenenti alla comunità ebraica, ma anche musulmani, induisti, vegetariani e vegani attenti ai criteri di qualità e tracciabilità. Si ha la percezione che il cibo kosher sia più pulito o più sano oppure si vuole essere certi che un determinato prodotto non contenga potenziali allergeni, per esempio i crostacei.

Uno studio di Quartz ha rivelato che, nonostante solo il 2% della popolazione americana sia di origini ebraiche, circa il 41% di tutto il cibo confezionato negli Stati Uniti è certificato Kosher. Si prevede inoltre che le vendite globali di alimenti Kosher aumenteranno fino a quasi 60 miliardi di dollari nel 2025, dai 24 miliardi di dollari del 2017. Non sorprende quindi che sempre più aziende siano orientate verso l’ottenimento della certificazione Kosher

Con Kosher intendiamo l’insieme di norme che regolano l’alimentazione degli ebrei osservanti secondo le leggi della Torah. L’omonima certificazione si ottiene a seguito di un iter di controllo da parte di un ente rabbinico specializzato, che verifica la conformità della produzione alle regole ebraiche. La supervisione riguarda in particolare due aspetti:

  • gli ingredienti, ovvero tutte le materie prime presenti in un prodotto, che devono essere Kosher;
  • gli impianti di lavorazione, che non possono essere contaminati con alimenti non ammessi. 

La rivoluzione vegan

Si stima che nel mondo ci siano circa 79 milioni di vegani, mentre sono 55.000 i prodotti certificati come vegan, inclusi alimenti e bevande. La richiesta di prodotti vegan-friendly è sempre più trasversale: i consumatori si orientano verso scelte consapevoli e sostenibili, come quelle offerte da un’alimentazione a base vegetale. Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione dei consumi, destinata a trasformare il mercato negli anni a venire. 

Esistono diverse certificazioni per i prodotti vegani (come Veganok, il marchio più diffuso in Europa), le quali garantiscono l’assenza di qualsiasi sostanza di derivazione animale in ogni fase della loro realizzazione. Le certificazioni sono applicabili a qualsiasi tipo di prodotto e settore, ma principalmente sono diffuse nell’agroalimentare, nella cosmesi e nel tessile. 

Etica e inclusività: le scelte di EPO

L’inclusività e il rispetto sono capisaldi del nostro codice etico e uno dei nostri obiettivi aziendali. Da anni ci impegniamo a offrire i nostri estratti botanici nel rispetto delle esigenze di ogni consumatore finale, garantendo la completa tracciabilità delle materie prime e la trasparenza dei processi produttivi. 

Le certificazioni Kosher e Halal sono un riconoscimento per la qualità e la sicurezza dei prodotti EPO, oltre che un’apertura verso i clienti di tutto il mondo. Con la sola eccezione degli estratti realizzati con prodotti delle api come propoli e polline, tutti gli altri estratti botanici sono adatti a una dieta vegetariana e vegana: infatti, non utilizziamo alcuna sostanza di origine animale nel nostro processo di produzione. Maggiori informazioni sulle certificazioni e sulla tracciabilità degli estratti EPO sono disponibili qui

Animali domestici e pandemia: come il lockdown ha portato a un boom delle adozioni

Uno degli effetti collaterali più sorprendenti della pandemia è stato il boom delle adozioni di animali domestici registrato durante i primi mesi del lockdown. Cani e gatti hanno aiutato i loro proprietari a tollerare gli stati di ansia e isolamento legati al diffondersi del virus COVID-19. Allo stesso tempo si è registrata una maggiore attenzione per la salute e l’alimentazione dei nostri amici a quattro zampe, che ha portato a un’espansione del mercato del pet food. Scopriamo di più in questo articolo. 

L’aumento delle adozioni di animali domestici durante la pandemia

Uno studio condotto su Google Trends ha evidenziato che nella fase iniziale del lockdown (aprile e maggio 2020) le ricerche relative all’adozione di cani, gatti e altri animali domestici sono state significativamente più alte rispetto ai cinque anni precedenti. In particolare, parole chiave come “adozione di cani” e “adozione di gatti” sono state cercate il 250% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. 

La stessa analisi mostra anche come le ricerche per “adozione di cani” siano diminuite a partire da giugno 2020, tornando ai livelli pre-pandemici. Questo può essere attribuito al lancio dei vaccini anti COVID-19, che hanno portato a un allentamento del lockdown e a un graduale ripristino dei normali ritmi della quotidianità. In altre parole, il ritorno in ufficio ha riacceso preoccupazioni circa la separazione dai propri animali domestici, costretti a trascorrere lunghe ore in casa da soli.

Nelle ricerche non è stata invece osservata una preoccupazione significativa per quanto riguarda la possibile trasmissione del virus da parte di cani e gatti. Come precisano le linee guida del Ministero della Salute, infatti, “non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo epidemiologico nella diffusione di SARS-CoV-2”. 

Animali domestici, i migliori amici per combattere lo stress pandemico

Diversi studi hanno confermato che la compagnia animale è stata un “cruciale supporto” durante la pandemia. Con la loro presenza, cani e gatti hanno aiutato i loro proprietari a combattere stress, ansia e depressione dovuti all’isolamento

L’interazione uomo-animale offre numerosi benefici per la salute fisica e mentale. Il contatto con l’animale attraverso carezze e abbracci può portare al rilascio di ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore” capace di ridurre lo stress. Possedere un cane, inoltre, costringe i proprietari a fare maggiore esercizio fisico e a trascorrere più tempo all’aperto, due vantaggi significativi durante il lockdown. 

Secondo uno studio condotto dall’American Pet Products Association, il 72% delle persone ha dichiarato che trascorrere del tempo con i loro animali ha aumentato il loro senso di benessere nel corso della pandemia. Il 60% ha stretto un legame più forte con i propri animali, mentre il 39% ha svolto più attività fisica in loro compagnia. 

Estratti naturali per il benessere degli animali 

Come anticipato, la pandemia ha portato a una crescita della domanda di prodotti alimentari e integratori per animali. Molte aziende del settore pet food sono riuscite a sfruttare il momento, potenziando i loro canali e-commerce e aumentando la propria reputazione presso i consumatori con l’offerta di prodotti di alta qualità. 

Stando alle previsioni del Pet Dietary Supplements Market per il 2022-2027, la richiesta di prodotti premium è destinata a crescere nei prossimi anni, insieme a una sempre maggiore attenzione per la salute e il benessere dei propri animali domestici. La ricerca si sta spingendo verso prodotti con alti benefici nutrizionali e dietetici, a base di ingredienti naturali, organici e con un occhio di riguardo per la sostenibilità. 

A questo scopo, il nostro catalogo offre una vasta gamma di estratti vegetali come rimedi naturali per il mantenimento della salute di cani e gatti. Un esempio è EkinACT, estratto di Echinacea purpurea (L.) Moench dalle molteplici attività benefiche.

Per saperne di più sull’argomento, guarda la registrazione del nostro webinar sulla formulazione di estratti botanici per il settore pet food e scopri la gamma di prodotti dedicata

Attività anticolesterolemica di tre estratti vegetali (carciofo, caigua e fieno greco) e del loro blend originale

Un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Pharmacology conferma l’efficacia anticolesterolemica degli estratti vegetali di carciofo, caigua e fieno greco e del loro blend originale. Dislipidemia e ipercolesterolemia sono tra le principali cause delle malattie cardiovascolari.

Le formulazioni nutraceutiche con attività anticolesterolemica come il nostro estratto OMEOlipid possono essere utili nella prevenzione e nel trattamento dell’ipercolesterolemia, rappresentando una valida alternativa alle attuali terapie come la somministrazione di statine e della monacolina K.

Scarica lo studio completo

Dieci consigli di lettura per gli amanti della botanica

L’inverno è la stagione che più naturalmente invita alla lettura. Con le festività natalizie che bussano alla porta, restare in casa con un buon libro e una tazza di tè fumante diventa un piacere squisito.

In questo articolo abbiamo voluto raccogliere 10 consigli di lettura per appassionati di botanica e del mondo naturale: grandi classici e libri contemporanei che esplorano l’universo vegetale e le sue connessioni con altri mondi, dalla storia all’arte. 

1.  Enciclopedia delle piante medicinali

Un vero punto di riferimento per le scienze erboristiche, l’enciclopedia curata da Andrew Chevallier raccoglie oltre 550 erbe medicinali provenienti da tutto il mondo, con informazioni pratiche sulle proprietà officinali note per il trattamento di disturbi comuni. 

Le piante sono organizzate in ordine alfabetico con il nome latino e sono profilate con ricchezza di fotografie e di dettagli circa il loro habitat, coltivazione, costituenti attivi, azioni terapeutiche e usi tradizionali. A cento di queste specie vegetali è dedicato un approfondimento aggiuntivo, con una sezione specifica sulle preparazioni e i rimedi domestici a base di erbe e sui consigli per l’auto-trattamento. 

Riferimenti: Chevallier A., Enciclopedia delle piante medicinali, Idea Libri, 1997. 

2. L’arte botanica nei secoli. Dagli erbari rinascimentali al XIX secolo

Da sempre piante e fiori hanno influenzato il nostro immaginario e la creatività di numerosi artisti che nel corso dei secoli si sono avvicinati all’illustrazione botanica. Dalle pagine del De Materia Medica di Dioscoride alle raffigurazioni degli erbari rinascimentali, fino ad arrivare alle vette di stile di Maria Sybilla Merian, il connubio tra arte e scienza ha dato vita ad autentici capolavori. 

Questo libro con introduzione di Chiara Nepi ripercorre l’affascinante storia della rappresentazione botanica attraverso raffinate riproduzioni a colori. Un gioiello tutto da sfogliare. 

Riferimenti: Accorsi A., Brillante G., Percivaldi E., Nepi C., L’arte della botanica nei secoli dagli erbari rinascimentali al XIX secolo, White Star, 2018. 

3. Garden Flora

Il volume che ogni amante del giardinaggio dovrebbe custodire nella sua libreria. Il celebre designer di giardini Noel Kingsbury racconta l’avvincente storia di 133 delle piante più comunemente coltivate, soffermandosi sul viaggio dal loro luogo di origine al giardino di casa nostra. In questo racconto trovano spazio anche le più importanti figure di esploratori botanici, coltivatori e giardinieri della storia.  

Il libro è riccamente illustrato con fotografie storiche e moderne, oltre a lussuose riproduzioni di illustrazioni botaniche. 

Riferimenti: Kingsbury N., Garden Flora, Timber Press, 2016. 

4. Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante

Studioso di storia delle religioni e tradizioni popolari oltre che scrittore, Alfredo Cattabiani ha creato intorno all’universo vegetale una sua propria “cosmologia”. Florario è un viaggio nell’immaginario religioso e fantastico che esplora i legami simbolici tra le piante e i riti pagani, ebraici, cristiani, musulmani e delle filosofie orientali. Vi figurano personaggi biblici, ma anche miti, leggende, fiabe e testimonianze letterarie ispirate da piante e fiori. 

Una lettura perfetta per chi ama il simbolismo legato al mondo botanico e la sua influenza in molteplici campi del sapere umano. 

Riferimenti: Cattabiani A., Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Mondadori, 1996.

5. I Discorsi di P.A. Mattioli. L’esemplare dipinto da Gherardo Cibo

I Discorsi di Pietro Andrea Mattioli, traduzione e ampliamento del De Materia Medica di Dioscoride e caposaldo della letteratura botanica, tornano a splendere nella riproduzione della stampa a figure grandi impressa da Valgrisi a Venezia nel 1568.

L’edizione curata da Aboca riproduce un esemplare custodito nella Biblioteca Alessandrina di Roma, con incisioni del botanico Gherardo Cibo. L’opera è completata da un commento in lingua italiana che approfondisce l’importanza delle figure di Mattioli e Cibo e la loro influenza sulla botanica e la farmacia moderne. 

Riferimenti: P. Andrea Mattioli, I Discorsi di P.A. Mattioli. L’esemplare dipinto da Gherardo Cibo, Aboca Edizioni, 2015. 

6. La botanica del desiderio

Sofisticato e affascinante, il saggio di Michael Pollan esplora il rapporto tra uomo e piante che si esprime nel modo in cui coltiviamo e riduciamo il mondo botanico alla nostra volontà. Vengono esaminati quattro tipi di desideri fondamentali, ognuno dei quali è associato a una specie vegetale: tulipano per la bellezza, cannabis per l’ebbrezza, mela per la dolcezza e patata per il controllo. 

Avvenimenti storici, simbologia, psicologia e storia botanica si intrecciano in un racconto originale e insolito, per gli amanti delle letture non convenzionali. 

Riferimenti: Pollan M., La botanica del desiderio. Il mondo visto dalle piante, Il Saggiatore, 2014. 

7. Taming Fruit

Nel corso dei secoli, i frutteti sono stati luoghi di culto, di riposo e di sostentamento, nonché fonte di ispirazione per artisti e scrittori. In questo volume Bernd Brunner ne ripercorre la storia, soffermandosi su come l’uomo ha modellato la natura secondo i propri desideri.

Dalle prime coltivazioni di frutta in Oriente agli orti dei monasteri medievali, quella dei frutteti è innanzitutto una storia umana. Il libro offre abbondanza di storie e aneddoti, oltre a ricche riproduzioni di dipinti, fotografie e illustrazioni botaniche. 

Riferimenti: Brunner B., Taming Fruit, Greystones Books, 2021.

8. Mirabilia, la botanica nascosta nell’arte

Sfogliare questo libro di Renato Bruni è come entrare in una Wunderkammer di spunti inediti sull’universo vegetale. Diciotto storie scientifiche di piante vengono sviluppate a partire da altrettante opere d’arte di Dürer, Degas, Hokusai, Rivera, Duchamp, Warhol, Banksy e molti altri. 

C’è spazio anche per tematiche attuali e importanti, come le dinamiche ecologiche, l’archeobotanica e le ultime frontiere della ricerca. Consigliato agli appassionati di arte e botanica, naturalmente curiosi e amanti del sapere. 

Riferimenti: Bruni R., Mirabilia, la botanica nascosta nell’arte, Codice, 2018. 

9. L’incredibile viaggio delle piante

In questo illuminante saggio, il botanico Stefano Mancuso affronta il tema delle migrazioni botaniche, spiegando come, generazione dopo generazione, le specie vegetali si sono mosse sul Pianeta per conquistare nuovi spazi, sfruttando ogni mezzo a loro disposizione.

Ci sono piante che si spostano grazie agli animali, piante in grado di colonizzare terre inospitali e persino di viaggiare per mare. La loro è anche una storia di resilienza e di lotta per la sopravvivenza, che ci ricorda la necessità e le potenzialità insite in ogni atto migratorio. 

Riferimenti: Mancuso S., L’incredibile viaggio delle piante, Laterza, 2017. 

10. Il giro del mondo in 80 alberi 

Lo scrittore e ambientalista Jonathan Drori raccoglie le storie di 80 alberi di tutto il mondo, usandoli come chiave di lettura per far luce su diversi aspetti dell’esistenza umana, dalla religione all’ispirazione creativa, senza dimenticare la medicina e l’alimentazione. Le pagine sono popolate di racconti strani e bizzarri, che conducono il lettore dai viali alberati di Berlino alle intricate foreste della California, unendo storia, scienza e gusto per l’aneddoto. 

II volume è completato dalle illustrazioni di Lucille Clerc, che accompagna questo viaggio letterario con la delicata poesia del suo stile. 

Riferimenti: Drori J., Il giro del mondo in 80 alberi, L’ippocampo, 2018.

Promuovere la biodiversità e le filiere locali: l’impegno di EPO

Le relazioni tra esseri viventi e ambiente sono complesse e fragili al tempo stesso. In un mondo in profondo mutamento, garantire la sopravvivenza delle specie e l’armonia dei rapporti tra uomo e natura è diventato sempre più cruciale. 

Da anni, la nostra azienda ha iniziato un percorso in linea con i Sustainable Development Goals dell’Agenda ONU 2030, per ridurre l’impatto ambientale della nostra produzione e indirizzare le nostre attività verso una crescita sostenibile. 

Uno dei pilastri della nostra azione è il sustainable sourcing, ovvero la selezione di fornitori che rispettino particolari requisiti di equità sociale e sostenibilità dei processi produttivi. Oggi clienti e consumatori finali sono sempre più esigenti e attenti alla responsabilità delle aziende. Al tempo stesso, molte realtà si rivolgono ai paesi in via di sviluppo alla ricerca di manodopera a basso costo e maggiore capacità produttiva.

Se da un lato l’espansione globale delle catene di approvvigionamento rappresenta un vantaggio in termini economici, dall’altro si ripercuote negativamente sulla reputazione delle aziende e sulla salute del Pianeta. L’emergenza climatica richiede un’attenta riflessione e un cambiamento di mentalità da parte dell’industria. 

La valorizzazione delle filiere locali, la protezione della biodiversità e la tutela di specie vegetali poco conosciute sono temi che ci stanno molto a cuore: per questo sosteniamo diversi progetti, soprattutto in ambito agronomico, collaborando con Università, centri di ricerca e realtà rurali del territorio. Continua a leggere per saperne di più. 

Progetto “EkinACT” per le filiere montane

Una delle nostre aree di azione è il sostegno a filiere delle piante officinali in montagna. La finalità di questo impegno è duplice: da una parte ci permette di verificare le proprietà fitochimiche e biologiche delle piante coltivate o raccolte in ambienti incontaminati; dall’altra contribuisce a creare opportunità di lavoro per le comunità montane. In questo modo possiamo limitare lo spopolamento di queste aree e favorire il recupero di antichi mestieri che rischiano di essere perduti per sempre, come quello dell’erborista-raccoglitore. 

Il progetto “EkinACT”, in collaborazione con l’Azienda agricola Judicaria officinali di Borgo Chiese (Trento) e l’Università La Sapienza di Roma, risponde a entrambi questi requisiti. Il progetto ha dimostrato che l’echinacea purpurea coltivata ad alta quota presenta un profilo fitochimico particolarmente ricco in polifenoli, tannini e flavonoidi, molecole antiossidanti con importanti azioni biologiche. Questa filiera è alla base della produzione del nostro estratto EkinACT, efficace nel favorire le naturali difese dell’organismo. 

La presenza dell’echinacea crea inoltre un habitat ideale per gli insetti impollinatori come api e farfalle, che sono fortemente attratti da questa pianta.  

Progetto “Tutela delle selve castanili”: una nuova filiera per il castagno

In collaborazione con il Consorzio Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio e l’Università di Milano, abbiamo partecipato a un progetto di pulizia e valorizzazione delle selve castanili nell’Alto Varesotto. 

Gli esemplari di castagno sono stati potati per ridare loro vigoria, preservando però cavità e spazi dedicati all’avifauna. In questo modo, un luogo in precedenza degradato è tornato a essere un naturale patrimonio di biodiversità. 

Il progetto ha anche consentito di porre le basi per lo sviluppo di una nuova filiera legata alla raccolta delle foglie di castagno, ricche di principi attivi e usate con proprietà espettoranti e coadiuvanti nel trattamento della tosse.  

Dal Perù alla Valcamonica: una filiera corta per la caigua 

Insieme all’azienda agricola Il Castagneto e l’Università della Montagna di Edolo, da un anno siamo attivi nella creazione di una filiera corta della caigua per uso nutraceutico. 

La caigua è una pianta erbacea rampicante originaria del Perù che possiede proprietà ipolipidemizzanti ed ipoglicemizzanti, utilizzata per produrre il nostro estratto OMEOlipid. Nonostante le sue lontane origini, da almeno un secolo è coltivata in alcune valli lombarde per uso alimentare, dove è giunta in seguito a un’immigrazione di ritorno dal Sud America. 

La creazione di una filiera lombarda permetterebbe di evitare il trasporto dal Perù, economicamente dispendioso oltre che poco sostenibile dal punto di vista ambientale, riducendo la carbon footprint della produzione. Un altro aspetto positivo è la creazione di nuovi posti di lavoro legati alla filiera, una vera risorsa per le comunità montane. 

A questi tre progetti abbiamo dedicato anche un video: una celebrazione della bellezza della natura e della necessità di preservare il rapporto che ci lega a essa. 

L’uso di Thymus vulgaris come olio essenziale e in soluzioni idroalcoliche per contrastare la colonizzazione microbica di opere d’arte in legno

La conservazione sostenibile dei manufatti storico-artistici richiede prodotti ecocompatibili e atossici, sicuri sia per l’ambiente che per la salute dei restauratori. Questo studio pubblicato su Applied Sciences presenta una ricerca sull’uso dell’estratto di Thymus vulgaris per contrastare la colonizzazione microbica su opere d’arte in legno. Alla ricerca hanno preso parte Giovanna Nicotra e Beatrice Bruno, rispettivamente Scientific Director e R&D Analyst di EPO.

Naturale deterioramento, batteri, funghi e insetti rappresentano una minaccia per la conservazione del legno, che può essere invece favorita con mezzi naturali. In questo caso, olio essenziale e soluzioni idroalcoliche di Thymus vulgaris sono state applicate su una scultura in legno appartenente alla collezione Sogo Bò del Museo Internazionale delle Marionette “Pasqualino Noto” di Palermo.

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Bocca sana per un corpo sano: il legame tra salute del cavo orale e malattie sistemiche

La bocca è protagonista di tantissime azioni quotidiane, dall’alimentazione al linguaggio, fino all’interazione sociale. Per questo la salute del cavo orale influenza la qualità della vita: patologie dei denti e delle gengive come la parodontite possono avere ricadute sull’organismo nel suo complesso. 

In questo articolo faremo luce sul legame tra salute orale e sistemica e ci soffermeremo su alcune soluzioni per preservare il benessere dei denti e della bocca. 

Che relazione c’è tra la salute orale e quella generale?

La microflora orale comprende circa 1000 specie di batteri, funghi, virus, archei e protozoi che abitano nella nostra bocca. In condizioni normali, i diversi componenti di questa microflora si mantengono in perfetto equilibrio microbico, una condizione detta di eubiosi. Il suo contrario, la disbiosi, è invece una situazione di squilibrio che apre la strada a infiammazioni e patologie. 

Storicamente, i disturbi del cavo orale sono stati trattati a parte rispetto al resto del corpo. Tuttavia, negli ultimi anni diversi studi hanno sottolineato come la salute orale sia parte integrante della nostra salute globale. 

Alcune malattie parodontali, infatti, possono portare a patologie cardio e cerebrovascolari, asma, polmonite, artrite reumatoide e osteoporosi, diabete e complicazioni della gravidanza. Un legame che non possiamo sottovalutare. 

Il caso della parodontite e dell’artrite reumatoide

Una delle più gravi minacce per il benessere del microbiota orale è la parodontite, un’infiammazione cronica delle gengive che, se non opportunamente trattata, porta alla progressiva distruzione delle strutture portanti dei denti. 

La letteratura scientifica ha evidenziato un rapporto bidirezionale tra parodontite e malattie sistemiche. Ci troviamo di fronte a una potenziale causa di infezione cronica, che rappresenta un fattore di rischio per malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, arteriopatia periferica e basso peso alla nascita nei neonati. 

Non solo parodontite. Recentemente, un progetto di ricerca della Queen Mary University di Londra ha individuato un legame tra malattie gengivali e artrite reumatoide. I ricercatori coordinati da Magdalena Flank hanno scoperto che il batterio orale Porphyromonas gingivalis aggrava i sintomi dell’artrite interferendo con molecole antinfiammatorie nell’intestino. 

I pazienti che soffrono di artrite reumatoide hanno maggiori probabilità di essere affetti da malattie gengivali. Dopo aver ricevuto un trattamento per tale malattia, spesso notano dei miglioramenti nei propri sintomi reumatici. Un dato importante, se pensiamo che l’artrite reumatoide influenza la vita di ben 2,3 milioni di persone solo in Europa. 

Come favorire il benessere della microflora orale 

Una corretta e puntuale igiene orale è il primo fattore per preservare l’eubiosi e distruggere i batteri nocivi. Se spazzolino, filo interdentale e collutori antibatterici restano la prima difesa, occorre anche limitare (quando non eliminare) abitudini dannose per la bocca: fumo, consumo eccessivo di alcol, zuccheri e bevande gassate. 

Anche la dieta ha un ruolo chiave nella composizione della flora microbica, in quanto può favorire la colonizzazione di alcune specie rispetto ad altre. 

Sempre maggiore è la richiesta di ingredienti innovativi per alimenti funzionali (caramelle, chewing-gum, succhi di frutta e bevande, ecc.) e per integratori alimentari per la salute del cavo orale, che possano svolgere un’azione eubiotica.

Planoràl, sinergia per l’igiene del cavo orale

Il nuovo estratto EPO, Planoràl, risponde proprio a queste esigenze. Questo blend di scutellaria (Scutellaria lateriflora L.) e cisto (Cistus × incanus L.) è stato brevettato per l’azione antibatterica sinergica contro Porphyromonas gingivalis e può essere utile nella prevenzione della parodontite. 

La scutellaria è efficace anche contro lo Streptococcus mutans, un batterio responsabile di carie e placca dentale. 

Planoràl mantiene l’eubiosi orale e non danneggia i lattobacilli, al contrario di altre molecole chimiche usate comunemente nei collutori, di sicura efficacia contro le infiammazioni di origine batterica, ma che possono compromettere l’equilibrio della microflora orale a causa della loro azione battericida indiscriminata.

Se la salute del cavo orale e quella del corpo sono inseparabili, Planoràl è dunque un ingrediente con importanti benefici per tutto l’organismo. Scopri di più sul nuovo estratto EPO in questo approfondimento e scarica la brochure con lo studio completo. 

Planoràl, sinergia in un unico blend

La cavità orale è una parte indispensabile del microbioma umano, per la sua microflora unica e diversificata, che comprende fino a circa 100 specie di batteri, funghi, virus, archei e protozoi. Alcuni di questi batteri sono implicati nella patogenesi di malattie orali come carie e la parodontite; Porphyromonas gingivalis è un fattore eziologico principale nelle malattie parodontali.

Il nuovo estratto brevettato EPO Planoràl è una miscela unica di Scutellaria (Scutellaria lateriflora L.) e Cisto (Cistus x incanus L.) che agisce come antibatterico contro Porphyromonas gingivalis per prevenire la parodontite.

L’efficacia di Planoràl è provata anche dall’induzione del rilascio di beta-defensine sia in presenza che in assenza di infiammazione.

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Recentemente, la letteratura scientifica ha evidenziato un possibile legame tra l’infiammazione cronica del cavo orale e alcune malattie sistemiche. Infatti, la parodontite è una fonte di infezione costante ed è considerata un fattore di rischio per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e respiratorie, oltre ad aumentare il rischio di mortalità per diabete, insulino-resistenza, artrite reumatoide, obesità, osteoporosi e complicazioni della gravidanza.

L’importanza del DNA barcoding per la sicurezza degli estratti botanici

Un test che identifica in modo univoco ogni specie vivente, analogamente ad un codice a barre, può garantire la sicurezza e la conformità dei prodotti botanici ed erboristici. È quanto fa il DNA barcoding, una tecnica dalle tante importanti applicazioni, tra cui la lotta alle contraffazioni alimentari. Scopriamone di più in questo articolo. 

Che cos’è e come funziona il DNA barcoding

Il DNA barcoding è un metodo di identificazione delle specie che deriva dalla biologia molecolare. Questa tecnica consente di identificare qualsiasi specie animale o vegetale sulla base di quello che “è scritto” nel suo DNA e che la distingue da tutte le altre. Il DNA barcoding utilizza una piccola sequenza di DNA ottenuta da una parte standard del genoma e la confronta con le sequenze contenute in una banca dati ufficiale, ricercando la massima corrispondenza. 

Per avere un’idea pratica di come funzioni, basta pensare allo scanner di un supermercato: il lettore di cassa scansiona il codice a barre riportato su un prodotto e lo confronta con il database di riferimento per identificare il prodotto in questione, con tutte le caratteristiche associate (prezzo, eventuali sconti, ecc.). 

La tecnica del DNA barcoding è stata proposta nel 2003 dal ricercatore canadese Paul D. N. Herbert e da allora si è affermata in tutto il mondo. I benefici e le implicazioni del suo utilizzo sono molteplici:

  • è un importante strumento per l’ecologia e la conservazione della biodiversità, in quanto facilita la catalogazione degli esseri viventi e del loro habitat;
  • è essenziale per l’identificazione di specie criptiche, ovvero specie che sono morfologicamente identiche ad altre;
  • è la tecnica più efficace per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti botanici ed erboristici, prevenendo frodi e contraffazioni, come vedremo più avanti. 

Per poter funzionare, il DNA barcoding richiede banche dati (o librerie molecolari) delle diverse specie. Molti dati sono disponibili nel database internazionale dei geni, GenBank, mentre l’associazione mondiale per il DNA barcoding (IBOL, International Barcode of Life) ha creato una banca dati dedicata, dove ricercatori di tutto il mondo possono depositare le sequenze di DNA di ogni organismo. 

Il DNA barcoding come tecnica per l’identificazione della specie botanica

Come dicevamo, il DNA barcoding è cruciale nella corretta identificazione delle specie botaniche. Non parliamo solo delle piante che si trovano in natura, ma anche degli estratti vegetali presenti nei prodotti più svariati e di uso comune (alimentari, farmaceutici, cosmetici, ecc.). 

Per chi opera nel campo degli estratti vegetali, adottare tecniche come il DNA barcoding permette di garantire la qualità e la sicurezza delle materie prime e del prodotto finale. 

Aziende come la nostra si avvalgono di fornitori in tutto il mondo: le materie prime che costituiscono la base dei nostri estratti spesso arrivano in magazzino essiccate e tagliate, rendendo talvolta difficile la loro analisi morfologica. Anche le tecniche analitiche previste dalle Farmacopee possono fallire quando le specie vegetali sono molto vicine tra loro. In questi casi, il DNA barcoding si rivela la metodologia più affidabile. Non conta se il campione è essiccato o polverizzato: per effettuare l’analisi basta anche una porzione molto piccola di materiale vegetale. Addirittura è possibile isolare e analizzare tracce di DNA anche in estratti e prodotti finiti. 

L’analisi con DNA barcoding permette di escludere eventuali frodi o contaminazioni e di certificare la qualità dei propri fornitori. Diventa così un elemento centrale nella reputazione del produttore verso i suoi clienti e nella tutela dei consumatori. In breve, il DNA barcoding è uno strumento di controllo dell’intera filiera produttiva.

Estratti naturali e contraffazione

La contraffazione degli estratti botanici è un tema tristemente attuale, come dimostra una review del 2019 pubblicata su Frontiers in Pharmacology. Sono stati analizzati tramite DNA barcoding 5.957 prodotti a base di estratti vegetali, venduti in 37 paesi. Confrontando il loro contenuto rispetto a quanto dichiarato in etichetta, è emerso che il 27% dei prodotti presenti sul mercato globale è adulterato. La percentuale varia a seconda dei continenti: è più alta in Australia (79%) e in Sud America (67%), più bassa in Nord America (33%), Africa (27%) e Asia (23%). 

In Europa, il 47% dei prodotti presentava etichette con errori riguardo alla specie botanica dichiarata, con possibili ripercussioni sulla sicurezza dei botanicals

Il caso della scutellaria

Un caso emblematico è quello della scutellaria (Scutellaria lateriflora), una delle piante più usate in Nord America e nella medicina erboristica occidentale contro i disturbi del sistema nervoso, con effetto sedativo. 

La scutellaria è stata storicamente adulterata con varie specie di camedrio come Teucrium canadense e Teucrium chamaedrys, che sono tossici per il fegato. Questa sofisticazione è stata rilevata nel mercato americano già nel 2005. 

L’esempio della scutellaria ci fa capire quanto il DNA barcoding sia importante non solo per garantire la qualità degli estratti vegetali e difendersi dalle frodi, ma anche per tutelare la sicurezza degli alimenti e dei loro consumatori. 

Scopri gli estratti DNA certificati EPO

In EPO mettiamo al primo posto l’efficacia e la sicurezza dei nostri prodotti. Una  accurata determinazione di tutte le componenti degli estratti viene effettuata tramite sofisticate analisi strumentali, a cui si è affiancata negli ultimi anni l’analisi tramite DNA barcoding. Il risultato è la nostra linea di prodotti DNA certified, che puoi consultare qui.

La crescente diffusione del DNA barcoding è la premessa per un futuro in cui qualità e sicurezza procedono di pari passo. La strada è ancora lunga, ma il percorso è ben avviato.

Erisimo per la voce: una ricetta dell’Università di Milano

L’erba dei cantanti: è questo il soprannome con cui è conosciuto l’erisimo, pianta spontanea molto diffusa in Europa. A cantarne le lodi sono proprio le voci della lirica, che da sempre lo utilizzano come rimedio contro i disturbi della gola. Ma non è tutto, perché oggi l’erisimo si affaccia anche in cucina, dove è apprezzato per il suo gusto pungente. In questo articolo facciamo luce sulle sue proprietà e vi proponiamo una ricetta per utilizzarlo. 

Erisimo, l’erba dei cantanti che piace anche agli chef

L’erisimo – Sisymbrium officinale (L.) Scopoli – appartiene alla famiglia delle Brassicaceae e cresce in tutto il bacino del Mediterraneo, privilegiando le aree incolte. Non è raro trovarlo nei cortili e lungo i bordi delle strade, anche in città. Da sempre questa pianta è nota per la sua capacità di alleviare le infiammazioni della gola e delle vie respiratorie: afonia, raucedine, laringiti e faringiti. Il nome italiano “erisimo” (dal greco “io salvo il canto”) testimonia che queste proprietà erano conosciute anche nel mondo classico. La sua fama si diffonde nel Rinascimento e arriva fino ai giorni nostri: il Supplemento al Dizionario di Sanità del 1784 ne segnala i benefici contro la raucedine. Nel corso dell’Ottocento, l’erisimo accompagna i cantanti d’opera prima delle loro esibizioni ed è ancora oggi utilizzato come tonico della voce. L’azione terapeutica dell’erisimo è attribuita ai suoi composti glucosinolati. La massima concentrazione di bioattivi, raggiunta tra maggio e agosto, si trova nelle sommità fiorite. Nonostante si tratti di una pianta commestibile, l’erisimo è stato per lungo tempo dimenticato dai ricettari tradizionali. Non però nelle cucine del Nord Europa, dove è diffuso come condimento dei piatti. L’erisimo condivide con altre piante della famiglia delle Brassicaceae, come senape e rucola, il suo sapore pungente e amarognolo. Non a caso, un altro nomignolo della tradizione popolare è quello di “senape selvaggia”. Essiccato nelle preparazioni per tisane ha un retrogusto amaro, mentre in cottura preserva le sue proprietà organolettiche e i composti attivi sotto i 70° C. 

Il progetto Erisimo a Milano

In Italia, studi scientifici recenti su questa pianta si devono al progetto “Erisimo a Milano” della Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Milano, con la quale abbiamo avuto il piacere di collaborare. L’iniziativa ha avuto come obiettivi la salvaguardia dell’areale di crescita spontanea dell’erisimo, lo sviluppo della sua coltivazione, lo studio di nuove applicazioni alimentari e l’incentivo di attività culturali legate all’uso della voce. Attraverso eventi musicali e gastronomici si è tornato finalmente a parlare di questa pianta eccezionale. Concludiamo il nostro viaggio alla scoperta dell’erba dei cantanti con una ricetta tratta dal libro In cucina con l’erisimo

Ricetta: Procurando você – Voice Drink 

Ingredienti 

  • 1 l di acqua
  • scorza di mezzo limone
  • una mela a fettine con la buccia
  • 20 g di zenzero fresco
  • uno o due frutti di okra fresco 
  • due cucchiai di miele
  • un cucchiaio di fiori di erisimo (freschi, essiccati o congelati)
  • due cucchiaini di semi di erisimo

Procedimento

Versare l’acqua in una pentola, aggiungere la mela tagliata a fettine, la scorza di limone, lo zenzero sbucciato a pezzetti e l’okra a fettine. Portare a ebollizione; bollire a recipiente coperto e a fuoco basso per 8-10 minuti. 

Spegnere la fiamma; lasciare raffreddare fino a 60° circa. Aggiungere i fiori e i semi di erisimo e lasciare in infusione. 

Il drink può essere consumato caldo, tiepido o freddo. In quest’ultimo caso, si consiglia di servire la bevanda in una caraffa con pezzi di frutta, come la sangria, ma senza aggiungere ghiaccio. 

Il nostro elisir per la voce a base di erisimo è pronto. Alla salute!

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